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Archivio 2004

La Corea e il fuoco atomico

17 settembre 2004 – Come se non ci fossero già abbastanza tensioni nella penisola coreana, adesso anche Seul si è messa a scherzare con il fuoco nucleare. Prima alcuni scienziati hanno ammesso di aver fatto esperimenti con l’uranio delle centrali atomiche nel corso degli anni Ottanta, ma per “pura curiosità scientifica”. Poi è venuta la dichiarazione di un funzionario Usa secondo cui la Corea del sud ha effettuato test anche con il plutonio. Il governo cerca di minimizzare e in una conferenza stampa convocata in tutta fretta ha sostenuto che la quantità di materiale radioattivo usato è esigua e si è detto certo che l’Aiea (l’Agenzia dell’Onu per il controllo nucleare) “assolverà” la Corea del sud.


Intervistati ieri per le strade di Seul dalla Bbc, i sud coreani hanno dimostrato di pensarla diversamente. “Le atomiche ce le hanno tutti: la Cina, il Giappone, tra poco anche la Corea del nord. Perché non dovremmo averle anche noi?”, ha risposto un signore dall’aspetto pacifico. Gli ha fatto eco un ragazzo: ”Sarebbe l’unico modo per sottrarci alla tutela militare degli Usa”.
La Corea del nord ha colto la palla al balzo e ha dichiarato che non riprenderà il negoziato a sei sul proprio programma nucleare fino a che non sarà chiarito cosa è successo nei laboratori atomici del sud. In realtà negli ultimi giorni Pyongyang aveva cercato ogni appiglio per rimandare il negoziato a dopo le elezioni americane. Non che faccia tanta differenza quale “cane americano” sieda alla Casa bianca (sono più o meno le parole del portavoce del ministero degli esteri), ma Kim Jong-il, il piccolo dittatore del nord, conosce bene il differente approccio di Clinton e di George W. Bush alla questione coreana. Mentre i repubblicano hanno inserito Pyongyang direttamente nella lista degli alleati di Satana, i democratici riuscirono a portare avanti il dialogo con la Corea del nord. Kim Jong-il (di cui è appena uscita una biografia ufficiale che racconta come al momento della sua nascita nel 1942 in cielo apparvero due arcobaleni e una stella molto luminosa) ricorda bene la visita di Madeleine Albright.
Non è possibile alcun paragone tra la Corea del sud, che ha aperto subito le proprie centrali atomiche alle ispezioni dell’Aiea, e il paese-lager del nord. Ciò che inquieta è però che in Asia si torni a parlare con tanta leggerezza di riarmo nucleare, considerando che proprio questo continente ha vissuto la tragedia dei bombardamenti atomici. La memoria di Hiroshima e Nagasaki è ben presente nella mente della gente comune, molto meno in quella dei loro governanti.
Proprio ieri sono arrivati in Corea del nord i rappresentati di otto paesi per verificare la reale natura della gigantesca esplosione avvenuta la scorsa settimana vicino al confine con la Cina. Vista la coincidenza con la festa nazionale nord coreana, si era pensato a un test nucleare. Ma in realtà neppure Kim Jong-il avrebbe osato effettuare un test proprio a pochi chilometri dall’unico quasi-alleato che ancora gli rimane. L’ipotesi successiva è stata quella di un incidente, visto che nella zona si trova una base missilistica. La versione ufficiale è che l’esplosione è servita a sbancare una montagna per permettere la costruzione di una diga. Comunque sia, i satelliti hanno fotografato una grossa nube a forma di fungo larga quattro chilometri proprio sul luogo dell’esplosione. Se si è trattato di una bizzarra coincidenza, di una vera nuvola che ha assunto la forma di un fungo atomico proprio in quel momento, forse sarebbe il caso di prenderlo come un avvertimento divino.