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Archivio 2000

Lo scheletro che balla

Chi è, chi era Pietro Valpreda? Lo si disse, e lo si scrisse subito: anarchico, dunque colpevole senza bisogno di prove e processi; ma – attenzione – ballerino, e se ballerino, “pervertito”, uno schifoso capace di tutto (gay non si diceva ancora, ma il concetto era quello): dunque, ancora più sicuramente colpevole.

Se un maschio riesce a fare come niente fosse il ballerino classico; se un maschio si diverte a danzare sulle punte, una roba da femmine, è sicuramente un “invertito”, un essere così spregevole e disgustoso da poter ammazzare a sangue freddo 16 persone senza pensarci due volte. (Al massimo, alla vista del sangue, farà un urletto stridulo, ma la bomba l’ha sicuramente messa lui). Pensate che scherziamo? Che facciamo dello spirito su una tragedia? No. E’ questo che si disse, si scrisse e che la gente pensò dopo quel 12 dicembre.
Punto uno. Nello schifo dell’opinione pubblica per il “mostro”, questo passato da ballerino quindi da frocio (cosa che tra l’altro Valpreda non era) giocò un ruolo molto importante. Nel 69 (che non è solo una posizione per scopare, ma un anno bellissimo e infame), essere o sembrare invertiti era già prova più che bastante di colpevolezza di strage.
Punto due. Di questa parte della tragedia che si consumò allora, oggi non si trova traccia su alcun giornale, e in nessun commento. Dimenticanza? Mah. E comunque la memoria è l’unica cosa in grado di salvarci dal ritorno di qualunque barbarie (ammesso che, questa, sia passata). Pudore? Mah. E comunque si tratterebbe di una foglia di fico (l’albero, non un maschietto aitante) che non riuscirebbe (e neanche dovrebbe farlo) a coprire le nostre vergogne (storiche, non quelle che stanno sotto le mutande, che così per decenni sono state chiamate: “vergogne”).

P.S. – Giorgio Bocca ha scritto oggi un bellissimo pezzo su questa storia. Cominciava sulla prima pagina di Repubblica e girava poi in una pagina interna. Titolo: “Valpreda e la moda revisionista”. Nella pagina interna lo spazio era insufficiente e il titolo è stato accorciato in “Valpreda e la moda…”. Un ragazzo che abbiamo incontrato oggi – informato, intelligente, ma col grave difetto di essere nato nel 1978 e di avere dunque solo 22 anni – dopo aver letto il giornale ha pensato si trattasse di un pezzo sulla… moda. E ci ha chiesto chi fosse questo Valpreda, questo famoso ma oggi vecchio (quasi settant’anni) e dimenticato fotomodello degli anni Sessanta. E’ la mancanza di memoria, non il sonno della ragione – secondo una famosissima frase – che genera “mostri”. Mostri come Pietro Valpreda, anarchico, ballerino, presunto finocchio. Dunque bombarolo.

24 novembre 2000
dall’archivio di “Terence” (portale gay di satira e attualità)